giovedì 14 novembre 2013

IL 7 DICEMBRE A CASAGGì FIRENZE!


Sabato 7 dicembre Casaggì fa festa. Sono passati più di due anni da quando, nell’ottobre del 2011, inaugurammo la nuova sede di via Frusa, uno spazio costruito con le nostre mani dopo nove mesi di lavori, di sacrifici e di grandi sforzi. Una magnifica sfida, che merita di essere festeggiata a dovere, con la musica degli Ennessepì, uno dei più interessanti progetti musicali che il panorama identitario abbia prodotto negli ultimi anni. La serata, dedicata a Don Chisciotte e alla sua romantica sfida “contro i mulini a vento”, avrà inizio alle 20 con l’apericena e proseguirà, dalle 21, con il concerto dal vivo e la festa aperta a tutti. Un momento comunitario nel quale ritrovarsi, per serrare nuovamente i ranghi e lanciare – ancora una volta – la nostra sfida alle stelle. 

SABATO 7 DICEMBRE 2013 
COMEdonCHISCIOTTE 
FESTA E CONCERTO CON GLI ENNESSEPì 
Dalle 20 apericena, dalle 21 concerto 

CASAGGì FIRENZE – VIA FRUSA 37

martedì 24 settembre 2013

11 OTTOBRE: A CASAGGì SI RICORDA "CHE" GUEVARA...

 
 
Il 9 ottobre del 1967, quarantasei anni orsono, veniva ucciso Ernesto Guevara, meglio conosciuto come il "Che". Dopo una vita di avventure e di battaglie, a La Higuera, i governativi boliviani gli strappavano la vita, senza che la sua dignità vacillasse neanche per un attimo.  Guerrigliero, scrittore e avventuriero, Guevara ha rappresentato per decenni l'icona di una certa sinistra, facendo bella mostra di sé in tutti i cortei del mondo, fino a diventare il brand pubblicitario di tribù metropolitane e affaristi delle idee. Quest'anno, a due giorni dall'anniversario della sua morte, a Casaggì abbiamo scelto di ricordarlo, parlando di lui con Gabriele Adinolfi. Lo faremo, come sempre, con la libertà e l'onesta intellettuale che ci contraddistingue: attraverso il confronto e il dibattito, la riflessione e la sintesi. E cecheremo di mettere insieme, per una sera, gli elogi trasversali e le critiche sferzanti ad uno dei più importanti personaggi del Novecento.
 
A sinistra, come a destra, Guevara ha sempre fatto parlare di sé. Per molti rappresenta un eroe, per altri un nemico, per tanti un brand, per altri ancora un emblema. E per noi? Per noi rappresenta un personaggio che ha sempre, inevitabilmente, prodotto una fascinazione oltre gli schemi. Buona parte del mondo identitario, infatti, non ha mai fatto mistero - da Jean Thiriart in avanti - di provare una sfacciata per simpatia per quell'argentino che, inseguendo un sogno rivoluzionario che restituisse all'America Latina una dimensione nazionale, aveva rovesciato un regime e poi, non contento, se ne era andato in giro per il mondo ad accendere altri fuochi, rifiutando le prebende e gli onori che Cuba gli avrebbe tributato.
 
Furono tanti i non comunisti che lo ebbero come amico: da Peron, a Franco, da Boumedienne alle pagine infuocate di Jean Cau. Il Che piaceva a tanti di quelli che la logica degli schieramenti poneva dall'altra parte della barricata: di lui piaceva lo spirito romantico, il richiamo alla Patria, l'abnegazione, la capacità di impersonificare la lotta fino al sacrificio estremo.
 
Gabriele Adinolfi, che sarà il protagonista della serata a Casaggì, motiva così questa fascinazione: "non si può non onorare il Che perché un uomo che abbandona cariche, onori, denari e privilegi per andarsene a vivere nelle selve, tra i monti, con un pugno di compagni di lotta, passando giornate intere con qualche goccio d'acqua e, se dice bene, una galletta, un uomo che sogna e che resta fedele al suo sogno mettendo carne, muscoli, nervi al suo servizio, non può non essere onorato. Lo detta chiaramente quel sentimento della vita, dell'onore e del sacro che è alla base dell'Idea del mondo che fece grande la nostra antichità e la nostra più recente primavera. Quell'Idea del mondo che – dalla Bhagavad Gita tramite i Luperci le Legioni mithraiche, la Cavalleria fino ai Werwolf – ha significato tutto il meglio che memoria d'uomo ricordi e che si condensa nella “Dottrina di Lotta e Vittoria” (che non coincide con il successo tangibile ma con il trionfo su di sé)".
 
VENERDì 11 OTTOBRE 2013
DALLE 20 CENA SOCIALE
DALLE 21.30 CONFERENZA
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PATRIA O MUERTE: L'ALTRO "CHE"
ANALISI TRASVERSALE DI UN RIVOLUZIONARIO
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CASAGGì FIRENZE - VIA FRUSA 37

giovedì 19 settembre 2013

CASAGGì FIRENZE PRESENTA AREA CON FABIO RAMPELLI...


Casaggì presenta AREA, la storica rivista che, da anni, anima il confronto e il dibattito nel mondo identitario, lanciando spunti e sintesi di ottima fattura. Un pezzo di storia, che celebriamo assieme ad uno degli animatori della rivista, Fabio Rampelli, oggi deputato e dirigente di Fratelli d'Italia e da decenni in prima linea per la difesa di una visione del mondo improntata sui valori dell'identità, della socialità e del comunitarismo. 

Rampelli fu, assieme a tanti altri giovani, uno dei protagonisti delle magnifiche esperienze politiche e metapolitiche nate in seno al Fronte della Gioventù: dal contropotere studentesco di Fare Fronte all'ambientalismo di Fare Verde, dai progetti metapolitici alla volontà di costruire un immaginario culturale, lontano dalla retorica e dall'autoreferenzialità. Un confronto diretto, sincero e aperto, come nel nostro stile...

Con lui parleremo dei temi dell'attualità, delle prospettive della destra italiana, di ambientalismo, dei recenti scenari internazionali, della politica dell'attuale governo e delle sfide che caratterizzeranno l'anno politico appena iniziato. La serata di lunedì 30 settembre inizierà alle ore 19, con la presentazione della rivista, e proseguirà con una cena sociale. L'ingresso è libero e aperto a tutti: la cena sarà "pagata" con un contributo di pochi euro che servirà ad autofinanziare le attività del spazio.

LUNEDì 30 SETTEMBRE DALLE ORE 19
CENA A BUFFET E PRESENTAZIONE DI AREA
con Fabio Rampelli e altri ospiti
Casaggì Firenze - via Frusa 37

sabato 7 settembre 2013

NO SURRENDER: LE MAGLIE A SOSTEGNO DEI MILITANTI SOTTO PROCESSO...


Da alcuni mesi la giunta Renzi ha avviato una campagna repressiva nei confronti di Casaggì. Decine di militanti del nostro “centro sociale di destra” si sono visti recapitare avvisi di garanzia e multe salatissime con accuse ai limiti del ridicolo. Nel mirino della sinistra fiorentina vi sono le attività militanti che Casaggì svolge ogni giorno, con particolare riferimento alle affissioni dei manifesti di propaganda. Queste, solitamente “punite” con qualche multa, sono diventate oggetto di dispute penali e, con l’accusa di “imbrattamento”, si sono mandati a processo diversi attivisti, molti dei quali minorenni, accompagnando il tutto con nottate in Questura, assistenti sociali, articoli di giornale e pressioni di vario genere. 

Alla luce dei tanti problemi che affliggono la nostra città, quello di qualche volantino affisso fuori da qualche scuola - su mura che da decenni sono utilizzate da movimenti politici di ogni orientamento per propagandare le proprie iniziative - è un'inezia a tutti gli effetti. Ma l’obiettivo è chiaro: reprimere una struttura che, da anni, pratica un’opposizione costruttiva nelle strade e nelle Istituzioni; una Comunità che produce centinaia di eventi, aggrega decine di giovani, parla un linguaggio comprensibile, non cade nei tranelli degli opposti estremismi, non rinuncia alla propria autonomia programmatica e ideologica, educa e forma, pratica volontariato, costruisce passo dopo passo un mondo pulito e impegnato aprendolo alla cultura, al comunitarismo, alla solidarietà e alla giustizia sociale rispondendo col sorriso e la politica alle tante infamie subite... 


Molti dei nostri militanti finiti sotto processo non possono permettersi le spese legali che questo teatrino delle miserie umane comporta. Non rientra nel nostro stile chiedere niente a nessuno: ciò che siamo e che abbiamo ce lo siamo costruiti da soli, spesso fronteggiando difficoltà evidenti, pregiudizi e torti. Sostenere la nostra campagna di solidarietà per i ragazzi sotto processo, comperando la nostra maglietta, non è solo un gesto di cameratismo, ma un atto politico preciso: quello di creare un fronte coeso che sappia restare in piedi quando impera la canaglia.

lunedì 29 luglio 2013

11 AGOSTO: CASAGGì AL SACRARIO RSI DI TRESPIANO...


Come ogni anno, l'11 di agosto, porteremo un fiore sulla tomba dei caduti della Repubblica Sociale Italiana, al sacrario di Trespiano. Lo faremo nel giorno della "liberazione" di Firenze, per rendere simbolicamente omaggio a chi, fino all'ultimo respiro, ebbe il coraggio di opporsi all'invasione anglo-americana. Lo faremo in silenzio, senza simboli politici, perchè riteniamo quel sacrificio, dimenticato e oltraggiato da decenni di menzogne e di calunnie, appartenga alla storia di tutto il nostro Popolo. 

E, come ogni anno, riportiamo in calce il brano di Malaparte, tratto da "La Pelle", nel quale si racconta della fucilazione di alcuni ragazzi sul sagrato della chiesa di Santa Maria Novella. Un episodio taciuto dalle cronache storiche, ma assolutamente vero e non privo di spunti di riflessione...

Domenica 11 agosto l'appuntamento è alle ore 11 al cimitero di Trespiano. Esserci, nonostante la stagione, sarà un atto di memoria, di condivisione e di identità. 

DA "LA PELLE" DI CURZIO MALAPARTE:

I ragazzi seduti sui gradini di S. Maria Novella, la piccola folla di curiosi raccolta intorno all’obelisco, l’ufficiale partigiano a cavalcioni dello sgabello ai piedi della scalinata della chiesa, coi gomiti appoggiati sul tavolino di ferro preso a qualche caffè della piazza,la squadra di giovani partigiani della divisione comunista “Potente", armati di mitra e allineati sul sagrato davanti ai cadaveri distesi alla rinfusa l’uno sull’altro, parevano dipinti da Masaccio nell’intonaco dell’aria grigia. Illuminati a picco dalla luce di gesso sporco che cadeva dal cielo nuvoloso, tutti tacevano, immoti, il viso rivolto tutti dalla stessa parte. Un filo di sangue colava giù per gli scalini di marmo.

I fascisti seduti sulla gradinata della chiesa erano ragazzi di quindici o sedici anni, dai capelli liberi sulla fronte alta, gli occhi neri e vivi nel lungo volto pallido. Il più giovane, vestito di una maglia nera e di un paio di calzoni corti, che gli lasciavano nude le gambe dagli stinchi magri, era quasi un bambino.

C’era anche una ragazza fra loro: giovanissima, nera d’occhi, e dai capelli, sciolti sulle spalle, di quel biondo scuro che s’incontra spesso in Toscana fra le donne del popolo, sedeva col viso riverso, mirando le nuvole d’estate sui tetti di Firenze lustri di pioggia, quel cielo pesante e gessoso, e qua e là screpolato, simile ai cieli del Masaccio negli affreschi del Carmine.

Quando avemmo udito gli spari, eravamo a metà via della Scala, presso gli Orti Oricellari. Sboccati sulla piazza, eravamo andati a fermarci ai piedi della gradinata di Santa Maria Novella, alle spalle dell’ufficiale partigiano seduto davanti al tavolino di ferro.

Al cigolio dei freni delle due jeep, l’ufficiale non si mosse, non si voltò. Ma dopo un istante tese il dito verso uno di quei ragazzi, e disse:
- Tocca a te. Come ti chiami?
- Oggi tocca a me - disse il ragazzo alzandosi - ma un giorno o l'altro toccherà a lei.
- Come ti chiami ?
- Mi chiamo come mi pare... - O che gli rispondi a fare a quel muso di bischero, gli disse un suo compagno seduto accanto a lui.
- Gli rispondo per insegnargli l'educazione, a quel coso - rispose il ragazzo, asciugandosi col dorso della mano la fronte madida di sudore. Era pallido, e gli tremavano le labbra. Ma rideva, con aria spavalda guardando fisso l'ufficiale partigiano. 

A un tratto i ragazzi presero a parlar fra loro ridendo.
Parlavano con l'accento popolano di San Frediano, di Santa Croce, di Palazzolo.

L’ufficiale partigiano alzò la testa e disse:
- Fa presto. Non mi far perdere tempo. Tocca a te.
- Se gli è per non farle perdere tempo - disse il ragazzo con voce di scherno - mi sbrigo subito - E scavalcati i compagni andò a mettersi davanti ai partigiani armati di mitra, accanto al mucchio di cadaveri, proprio in mezzo alla pozza di sangue che si allargava sul pavimento di marmo del sagrato.
- Bada di non sporcarti le scarpe ! - gli gridò uno dei suoi compagni, e tutti si misero a ridere.
- Jack e io saltammo giù dalla jeep.
- Stop! - urlò Jack.

Ma in quell’istante il ragazzo gridò: - Viva Mussolini ! - e cadde crivellato di colpi .

domenica 2 giugno 2013

IN PIAZZA A PISA PER I MARO'...




Casaggì, con i ragazzi di Ronin Pisa, è scesa in piazza per ribadire la volontà di riportare a casa i nostri marò. Un anno di "tira e molla" che ha letteralmente sbriciolato la già scarsa credibilità del nostro paese sullo scacchiere internazionale; che ha visto l'India sequestrare due soldati in acque internazionali e un ambasciatore; che ha visto un impianto accusatorio a ratti ridicolo, rigettato anche dalla Corte Suprema, ma tuttavia sufficiente per non far processare i due marinai in Italia; che ha visto sminuito il ruolo dell'esercito, ormai usato a piacimento dalla politica per guerre inutili e poi abbandonato nei momenti di difficoltà; che ha visto due governi rimanere immobili dinanzi alle minacce di un paese col quale, evidentemente, si ha paura di perdere una partnership economica e commerciale. Una pagina triste, a prescindere dall'esito delle perizie e dei processi, degna dell'Italietta odierna e dei suoi servi di palazzo.

RIPORTIAMO A CASA I NOSTRI SOLDATI.
TORNIAMO AD ESSERE NAZIONE.

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mercoledì 15 maggio 2013

UNIFI: SCONTRI A NOVOLI. SETTE MILITANTI DI CASAGGì AGGREDITI DA CINQUANTA AUTONOMI CON CASCHI E CATENE...




CASAGGì: SCONTRI AL POLO DI NOVOLI PER ELEZIONI UNIVERSITARIE.
CINQUANTA MILITANTI DELLA SINISTRA ANTAGONISTA ARMATI DI CASCHI E CATENE AGGREDISCONO SETTE MILITANTI DI CASAGGì. FAR-WEST DI MEZZOGIORNO TRA CENTINAIA DI STUDENTI. GLI AGGRESSORI, QUASI TUTTI ARMATI, HANNO AULE CONCESSE DAL RETTORE E HANNO CONVOCATO SERVIZI D’ORDINE ESTERNI ALL’UNIVERSITA’. UN FERITO ACCERTATO TRA I NOSTRI ATTIVISTI E LA CERTEZZACHE CONTINUEREMO A DIFENDERE LE NOSTRE IDEE E I NOSTRI DIRITTI A QUALSIASI COSTO.  

Questa mattina Casaggì era al Polo Universitario di Novoli per svolgere la propria regolare campagna di propaganda in vista delle elezioni universitarie del prossimo 21 e 22 maggio. I nostri militanti, sette, avevano allestito un banchetto, nel quale era presente il materiale elettorale e le indicazioni di voto. Attorno a mezzogiorno una cinquantina di militanti dei centri sociali antagonisti, chiamati dagli attivisti del Collettivo Politico di Scienze Politiche, si sono radunati davanti al nostro banchetto, distribuendo volantini, gridando slogan in stile anni di piombo e minacciandoci di passare alle vie di fatto se non avessimo immediatamente lasciato l’Univesità che, a loro dire, non dovrebbe permettere ad un movimento di destra di esprimere liberamente le proprie idee e candidarsi agli organi di rappresentanza studentesca.

Reputando la nostra permanenza di quella struttura un diritto e non avendo mai ceduto alle minacce altrui, abbiamo scelto di rimanere al nostro posto e continuare, seppur affrontati da un gruppo dieci volte più numeroso di noi, la nostra azione politica. Alle 12,30 – mentre i nostri attivisti iniziavano a smontare il banchetto per recarsi a pranzo nella mensa antistante – il gruppo di attivisti dell’estrema sinistra ha deciso di passare alle vie di fatto tirando fuori caschi, catene, tirapugni e brandendo le cinture per colpire. Ne è nato uno scontro fisico durato qualche minuto e avvenuto sotto gli occhi di centinaia di studenti che, come noi, stavano recandosi a pranzo. Nello scontro uno dei nostri militanti ha riportato una ferita al volto.

Ciò che è accaduto è inaccettabile da ogni punto di vista.
E’ inaccettabile perché chi ha aggredito era armato ed è uscito da aule universitarie che sono concesse dal rettore e dai vertici dell’Università a personaggi che non le hanno restituite agli studenti, ma che le utilizzano per promuovere odio sociale e politico. Non è accettabile perché abbiamo il diritto di fare propaganda e di vivere l’Università, da studenti e da candidati alle elezioni, come tutti gli altri. Non è accettabile che all’Università entrino persone esterne, magari armate, per creare il caos e cercare di cacciare chi fa politica in altri schieramenti. Non è accettabile perché chi aggredisce in cinquanta contro sette e con armi di ogni tipo in mano non è un militante, ma un vigliacco coperto dal numero e dall’impunità. E non sono accettabili le dichiarazioni di alcuni organi di stampa, che senza aver verificato la notizia parlano di rissa e di scontri, come se si fossero dati appuntamento due gruppi contrapposti e non si fosse trattato di una vile aggressione premeditata e vergognosa.

Casaggì non ha alcuna intenzione di abbassare la guardia e continuerà, adesso e nei prossimi mesi, a svolgere nelle facoltà la propria attività politica. Ai vili, quelli che ci aggrediscono in cinquanta contro sette, siamo stati costretti ad abituarci. Il nostro non è un passatempo, ma una scelta di vita che contempla qualsiasi genere di rischio, al quale sappiamo di andare incontro e cerchiamo di farlo con la dignità e il coraggio di sempre. Dignità e coraggio: qualcosa che manca ai paladini dell’antifascismo. 

domenica 28 aprile 2013

CASAGGì EMPOLI RISPONDE AL PD: NOI VIOLENTI? VI INVITIAMO AL CONFRONTO...



CASAGGì EMPOLI – CENTRO SOCIALE DI DESTRA

CASAGGì EMPOLI: IL PD CI ACCUSA DI ESSERE VIOLENTI E PERICOLOSI. SIAMO RAGAZZI CHE SI BATTONO LEALMENTE PER AFFERMARE I VALORI DELL’IDENTITA’ E DELLA SOCIALITA’. POTREMMO SPORGERE QUERELA, INVECE INVITIAMO I CONSIGLIERI AD UN CONFRONTO PUBBLICO NELLA NOSTRA SEDE.

Casaggì Empoli, che in autunno inaugurerà un proprio spazio autonomo e autogestito anche ad Empoli, è una Comunità militante che agisce dal basso e nel solco della giustizia sociale e del volontariato. Da anni, in collaborazione con le altre strutture dell’area identitaria, opera nel campo della politica studentesca, della cultura e dell’attivismo solidale.

I consiglieri comunali del Pd empolese Alderighi, Bacchi e Pampaloni, hanno presentato una mozione nella quale parlano di un movimento – il nostro – che si richiamerebbe esplicitamente ad immagini e culture violente e quindi pericolose, che i signori vorrebbero scongiurare attraverso l’intensificazione delle campagne contro l’odio politico e per il mantenimento della memoria della Resistenza. Se così fosse il problema non sarebbe del consiglio comunale, ma della Magistratura, che dovrebbe provvedere a sciogliere l’associazione arrestandone i militanti per i reati di apologia, di ricostituzione e di incitamento all’odio. Dal momento che questo non è mai avvenuto abbiamo motivo di pensare che i tre consiglieri abbiano viaggiato un po’ troppo con la fantasia.

Le attività che svolgiamo sono quelle inerenti il volontariato, con raccolte di fondi e di beni di prima necessità per i terremotati, i senza tetto e gli indigenti; servizi di ascolto del cittadino con consulenze gratuite; cene sociali aperte a tutti; conferenze e dibattiti; concerti e serate; feste e assemblee; volantinaggi informativi e commemorazioni. Tra queste, come i tre consiglieri hanno notato, vi è anche quella dei caduti della Rsi, ma non ci pare che portare un fiore su un sacrario eretto in un cimitero pubblico sia un reato.

Potremmo querelare i tre consiglieri e magari ricavarne i soldi per finanziare una seconda sede nel circondario empolese, ma preferiamo invitarli ad un pubblico confronto nella nostra sede. Siamo ragazzi tra i sedici e trent’anni e non abbiamo alle spalle nessun tipo di esperienza criminale, violenta o fuori dalla legalità. Siamo ragazzi che hanno a cuore il futuro del proprio paese e si battono per renderlo migliore.

Chiediamo anche ai tre consiglieri, che giustamente vogliono combattere l’odio politico nella nostra città, come si pongono rispetto alle scritte minatorie che giusto tre giorni fa hanno imbrattato il portone della nostra sede. Le scritte, firmate con falce e martello, invocavano senza troppi complimenti la nostra morte e siamo certi che i tre esponenti del Partito Democratico non avranno alcun problema a condannare pubblicamente l’episodio che, ci pare, non sia mai accaduto a parti invertite. 

domenica 21 aprile 2013

SKOLL PRESENTA "EROICA" A CASAGGì FIRENZE...



Sabato 18 maggio Skoll sarà a Casaggì per presentare "Eroica", il nuovo disco tutto dedicato all'Italia. Dalle ore 21 festa e concerto con musica identitaria e bar a prezzi popolari. Una grande serata, da non perdere.

Una delle canzoni contenute nel nuovo disco:


sabato 30 marzo 2013

LIBERATE I DUE MARO'!



La faccenda dei due marò, dal primo giorno fino ad oggi, ha mostrato senza mezzi termini l’inadeguatezza del governo Monti, che ha calpestato la dignità nazionale del nostro paese rendendolo una caricatura della peggiore inefficienza burocratica.

Il ritratto puntuale e svilente di un’Italietta asservita, incapace di alzare la testa, piegata agli interessi economici e  inerme dinanzi al silenzio dell’Europa e della Nato. Una vicenda iniziata accettando il sequestro di due nostri soldati, accusati di un crimine - sul quale si nutrono forti dubbi – che sarebbe avvenuto in acque internazionali e proseguita con una fallimentare opera diplomatica, fatta di tentennamenti, annunci disattesi, presunte pene di morte, carcerazione, ricatti economici, pressioni, rientro a casa e successivo ritorno in India, dimissioni, incapacità di comunicazione tra i vari organi di governo.

La nostra Italia è un’altra. E’ un paese fiero, capace di camminare a testa alta. E’ una Comunità Nazionale che non lascia indietro nessuno. E’ una Nazione in grado di assumersi delle responsabilità, di difendere una credibilità, di riconquistare una dignità perduta. La nostra Italia non abbandona i propri soldati, ma li difende. Senza paura.

Tante Comunità, ma una sola voce:
LIBERIAMO I NOSTRI MARO’. TORNIAMO AD ESSERE NAZIONE.

CASAGGI’ FIRENZE, NES ITALIA, LABORATORIO ASLAN, AREZZOZERO, CASAGGI’ MILAZZO, SPAZIO HELIOS, CASAGGI’ CAGLIARI, RONIN PISA, CASAGGI’ VALLE PELIGNA, 
SUR LES MURS PISTOIA, CASAGGI’ SASSARI, CASAGGI’ EMPOLI, CASAGGI’ VALDICHIANA, CASAGGI’ GROSSETO, NUCLEO PRATESE, CASAGGI’ VERSILIA, 
LA CITTA’ NUOVA MASSA, TRISKELYS SIENA

sabato 9 marzo 2013

FIRENZE: A CENTINAIA SOTTO LA PIOGGIA PER I MARTIRI DELLE FOIBE




Un fiume composto di tricolori ha colorato le strade della città, nonostante le minacce, la quasi totale assenza delle adesioni istituzionali e il clima di odio montato ad arte da una certa sinistra, la stessa che come sempre ha sfilato con una contromanifestazione di pochi sconfitti dalla storia, condita dai soliti vessilli titini e sovietici, che quest’anno si è anche presa la briga di cacciare a calci alcuni dei partigiani dell’Anpi e buona parte della sinistra “moderata”. Erano scesi in piazza invocando le lotte partigiane e sono finiti col rinnegarne la presenza stessa: il triste epilogo di un antifascismo che non ha più alcun senso di esistere.

Anche quest’anno, nonostante le mille avversità, la Comunità umana e politica della destra fiorentina ha dato una magnifica prova di mobilitazione e capacità organizzativa, chiamando a raccolta centinaia di persone e mostrando una compostezza degna di elogio e una maturità politica che ha saputo anteporre il bene di una battaglia trasversale alle logiche di partito o di movimento, con un risultato finale che non lascia alcun dubbio sulla necessità di fare quadrato attorno a quei punti fermi che per tutti rappresentano un patrimonio condiviso.

La nostra presenza in piazza, era doverosa: lo era per quelle migliaia di italiani massacrati senza colpa alcuna, se non quella di non aver voluto rinnegare il proprio senso di appartenenza. Lo era per le migliaia di esuli, alcuni dei quali ci hanno onorato della loro presenza, che sono stati costretti a fuggire dalle proprie case e che in Italia sono stati feriti una seconda volta dall’odio cieco di chi ha pensato bene di umiliarli e farli sentire degli ospiti indesiderati. Lo era per quel senso di orgoglio e di nobiltà che proviamo ogni volta che mille tricolori si alzano al cielo e ogni volta che il nostro inno nazionale viene cantato all’unisono da migliaia di voci in coro. Lo era per quel pezzo di storia dimenticato e lasciato da parte, per non far torto ad una parte di paese che aveva contribuito ad un eccidio senza senso. Lo era per questa nostra terra, martoriata e umiliata, spesso anche da chi vi è nato, ma non ha saputo coglierne la grandezza a causa di una cecità ideologica priva di slancio. Lo era perché crediamo che la memoria condivisa, quella che ogni popolo degno di questo nome dovrebbe avere, sia un traguardo ancora lontano. Lo era per non lasciare la piazza nelle mani di chi non prova vergogna nell’osannare dei carnefici.

Per questo e per mille altri motivi ci siamo schierati. Perché potranno minacciarci in ogni modo, ma saremo sempre lì, con le nostre bandiere e con i nostri sorrisi, con la nostra identità e con la nostra storia. Ci siamo e ci saremo, oggi come ieri.